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Terrazzamenti
Fra i principali interventi volti ad accrescere la produttività dei terreni a forte pendenza vi è stata, sin dal basso medioevo, la tecnica di costruire terrazzamenti. Nel Sette-Ottocento ed ancora all'inizio del '900, con la diffusione dell'appoderamento nelle aree collinari, l'innalzamento dei muri a secco dei terrazzamenti è stata una pratica comune e ha finito per plasmare i dorsi delle colline più aspre, come nel caso dei Motorni nella zona di Nibbiaia. Versanti macchiosi furono disboscati e dissodati e la necessità di sgomberare i sassi che spuntavano dai terreni pietrosi, sollecitò la costruzione dei terrazzamenti. Le pietre, meticolosamente aggiustate una sull'altra, trattenevano stabilmente la terra permettendo la coltivazione in strette strisce pianeggianti (lenze o ripiani) e fornendo un adeguato governo delle acque superficiali. Quando una pietra si staccava, prontamente il contadino la rimetteva al suo posto assicurando la stabilità di tutta la struttura; oggi invece, con l'abbandono dei campi, i terrazzamenti crollano, la vegetazione spontanea in pochi anni annulla il lavoro di secoli ed il paesaggio agrario si degrada.