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Fonti, pozzi e cisterne
L'acqua, elemento indispensabile alla vita di uomini, piante ed animali, ha sempre assunto, in tutte le civiltà contadine, un carattere di vera e propria sacralità. Per soddisfare i bisogni della famiglia colonica, abbeverare il bestiame e annaffiare l'orto, era necessario avere l'acqua vicino al resede rurale. In corrispondenza dell'abitazione si trovavano così pozzi o cisterne ed una zona organizzata con particolari attrezzature per l'uso dell'acqua stessa (es. il lavatoio e l'abbeveratoio). Dal pozzo, che captava la falda del sottosuolo, si attingeva acqua potabile per bere. Dalla cisterna, che raccoglieva e conservava l'acqua piovana caduta sui tetti delle case, quella per fare il bucato e per lavarsi. All'occorrenza, il sistema degli approvvigionamenti idrici utili al podere, poteva essere integrato dal vicino torrente, dalle fonti e dai lavatoi pubblici.
I lavatoio presso la Fonte di Ricaldo al Gabbro.
Si ha notizia certa di questi lavatoi fin dal 1682, quando vengono stanziati dalla Comunità del Gabbro: "25 scudi per fare un arco e muro attorno alla Fonte del Ricaldo, per far venire l'acqua a doccio, fare un abbeveratoio per le bestie e un lavatoio per il bucato" . La tettoia invece è stata realizzata successivamente, nel 1938.
Nel maggio 2013 la struttura, che era quasi completamente sommersa dalla vegetazione, è stata ripulita dai volontari del progetto “Occhi Sulle Colline”.