Le sorgenti ipotermali - Parco Culturale di Camaiano

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Le sorgenti ipotermali
Le masse serpentinitiche che affiorano nella zona sono costantemente interessate da una estesa fratturazione che le rende permeabili e sedi di acquiferi assai importanti per l’area.
Nei dintorni del paese di Gabbro diverse sorgenti le più importanti delle quali, quelle denominate Bucafonda e Sanguigna, sono captate ed immesse nella rete acquedottistica pubblica.
Sono sorgenti perenni caratterizzate da significative variazioni della portata sia nel corso dell'anno sia tra i vari anni, dato che risentono sensibilmente dei cambiamenti della ricarica legata alla diversa piovosità.

Le sorgenti della Sanguigna, ubicate a NO della frazione di Gabbro nei pressi del ponte della strada provinciale sul Botro omonimo, hanno portata media variabile tra 40 e 80 mc al giorno con temperatura all'emergenza di circa 16°C, leggermente superiore alla media locale. L'analisi chimica ha mostrato che si tratta di acque medio-minerali, bicarbonato, clorurato-magnesiache.
 
Le sorgenti di Bucafonda sono localizzate lungo il Botro della Sanguigna, poco a valle del Gabbro. Le acque delle due emergenze principali vengono a giorno in corrispondenza di faglie con direzione N-S, la medesima dei filoni mineralizzati della cava situata nelle vicinanze e descritta nel paragrafo relativo alle miniere ed alle mineralizzazioni.
Complessivamente hanno una portata di circa 180-190 mc al giorno. Presentano temperature decisamente superiori alla media annuale: 21,4°C Bucafonda1 e 20,4°C Bucafonda2. L'analisi chimica ha evidenziato che si tratta di acque medio-minerali, bicarbonato-clorurate, magnesiaco-calciche.
Queste acque hanno assunto salinità e temperatura piuttosto elevate circolando abbastanza in profondità nelle rocce ofiolitiche.
Infatti l’area è termicamente anomala (flusso di calore doppio rispetto al normale) in quanto zona periferica dell'eccezionale duomo termico centrato su Larderello, dove si hanno temperature elevatissime a poche centinaia di metri di profondità.

   

Un’altra sorgente assai significativa, denominata Padula, è presente nella zona delle miniere nella valle del Fortulla, a diretta testimonianza, insieme ad altre emergenze, della circolazione nel sottosuolo di acque mineralizzate calde, avvenuta attraverso superfici ad alta pemeabilità e che almeno in parte si verifica tuttora.
La portata di questa sorgente è pari a 150-200 mc/giorno, le acque sono ricche in anidride carbonica, sono minerali (residuo pari a 1330 mg/l) di tipo bicarbonato, solfatico, magnesiaco–calciche ed hanno una temperatura di circa 24 °C,  superiore di 8 – 9 °C alla media ambientale locale. Nei pressi della sorgente sono presenti depositi di travertino e sono anche stati rinvenuti a metà ‘800 resti di vasellame in terracotta nonché monete di rame e di argento risalenti all’epoca dell’impero romano, tanto che la scoperta fece supporre che la sorgente fosse stata sfruttata in antichità per un utilizzo termale.
Il travertino affiora nei pressi di una vecchia e suggestiva lecceta, in corrispondenza di una sorgente che probabilmente si origina dalle acque della sovrastante Padula che si infiltrano nel terreno e qui vengono di nuovo a giorno; la velocità di deposizione del travertino ha reso possibile la fossilizzazione di resti di vegetali, tra i quali quelli più interessanti e molto belli sono rappresentati da foglie e canne.
   
Altra emergenza di acqua mineralizzata con abbondante anidride carbonica è quella del Muraglione (T = 19,2°C) con portata stimatile sui 100/150 mc al giorno. Questa sorgente è situata a circa 750 metri ad Est della Padula, anch'essa al contatto per faglia tra le ofioliti e la formazione degli argilloscisti e calcari. Le acque sono mediominerali (residuo pari a 930 mg/l) anch'esse di tipo bicarbonato, solfatico, magnesiaco, calcico.
Infine, si segnala la presenza nella medesima zona di un'altra sorgente detta di “Occhibolleri”, termine di probabile origine onomatopeica per rappresentare il gorgoglio delle bolle di anidride carbonica nell’acqua.
Nella descrizione della vicina miniera di Macchia Escafrullina, Marinelli la rappresentò come definitivamente seccata a seguito dei lavori minerari; oggigiorno è ancora possibile rinvenire nell’area la fuoriuscita di anidride carbonica e di idrogeno solforato – riconoscibile dal caratteristico odore di uova marce - dal terreno in occasione dei periodi piovosi quando si formano delle pozze di acqua.
Diversi anni addietro nell’area furono perforati due pozzi per la ricerca – dimostratasi infruttuosa – di acqua termale, e sul terreno sono ancora visibili le tubazioni di completamento.
Più recentemente, è stato fatto un altro tentativo, anche questo privo di risultati concreti per quanto riguarda lo sperato rinvenimento di acque termali da poter proficuamente utilizzare; tuttavia, per chi si avvicina ignaro alla tubazione che fuoriesce dal terreno protetta da una piccola recinzione, non poca è la sorpresa nell’udire anche a distanza un persistente e rumoroso gorgoglìo dovuto al gas che fuoriesce dalla tubazione, accompagnato dal già menzionato odore di uova marce !

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