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Le sugherete del Gabbro
Nei dintorni del Gabbro la coltivazione della quercia da sughero ha assunto in passato aspetti interessanti con sbocchi commerciali soprattutto a Livorno dove, tra la fine dell'Ottocento e la metà del secolo scorso, erano attive numerose fabbriche per la lavorazione del sughero (produzione di tappi, turaccioli, agglomerati, ma anche articoli per calzolai, per la marina e per la pesca).
La sughera
(Quercus suber L.), come il Leccio (Quercus ilex L.), è una quercia sempreverde. Spontanea in un vasto territorio che ha l'epicentro nel distretto centro-occidentale del Mediterraneo, è presente in Italia in un areale relativamente ristretto comprendente la Sardegna, la Sicilia, la Calabria, il Lazio e la Toscana. Albero di media statura (m 10 - 15), ha fusto contorto; chioma irregolare piuttosto densa; corteccia dapprima liscia poi profondamente fessurata e molto spessa; le foglie sono coriacee e persistenti. Lucivaga, frugale e abbastanza xerofila, la Sughera predilige terreni siliceo-argillosi, non calcarei, a reazione acida. Si riproduce con facilità sia per seme, sia per via agamica.
Dato che è oggetto di coltivazione esclusivamente ai fini della produzione del sughero e non del legno, la fustaia è la forma di governo che più le si addice. Il sughero di prima formazione, detto "sugherone" o "sughero maschio", si estrae quando la pianta ha raggiunto i 25 cm di diametro; il sughero di seconda formazione, chiamato "sughero gentile", si estrae periodicamente ogni 9-10 anni. La decortica, che in Toscana è consentita nel periodo 15 maggio - 31 agosto, viene fatta quando la pianta è in succhio usando molta attenzione per non danneggiare il "fellogeno". Dopo 9 - 10 decortiche, la produzione diviene scadente e le piante, ormai esauste, devono essere abbattute.