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Mulino Di Cima
Si raggiunge facilmente scendendo lungo la strada che dal campo sportivo del Gabbro conduce all'impianto di depurazione.
L’epoca di costruzione di questo opificio non è nota; per certo esisteva già alla fine del secolo XVIII come appare in questa rappresentazione cartografica del 1795.
Stato di conservazione: rimangono i muri perimetrali dell’edificio e le due camere delle ritrecini. Una porta immetteva al piano terreno, dove era ubicato il locale di molitura. Una seconda porta, posta al primo piano, dava accesso all’abitazione del mugnaio e si raggiungeva da una doppia rampa di scale esterne (ancora conservate su un lato). Sia il tetto che il solaio di questo piano risultano crollati.
Alcuni elementi dell’impianto idraulico si presentano invece ben conservati: l’imponente muro della gora e un tratto (in muratura) del condotto di alimentazione (aldio) che si collegava alla serra, ancora in parte leggibile nell’alveo del torrente. Testimonianze orali riferiscono che la grande gora del mulino - anche dopo che questi aveva cessato l'attività - era utilizzata come riserva d'acqua per ricaricare, durante i periodi di magra, il bottaccio dell’unico impianto rimasto in funzione a valle, il Mulino di Bucafonda.
Nel 2000 le strutture del mulino furono ripulite per effettuare dei rilievi; le seguenti fotografie sono state scattate a quell'epoca.
Da allora altri interventi di ripulitura sono stati effettuati, ultimamente anche a cura del CSSTO, ma la vegetazione ha invaso le strutture murarie in modo tale che rimuoverla del tutto senza procedere alla messa in sicurezza degli elevati comporterebbe un serio rischio di crollo del rudere.
Le due macine del mulino sono adesso esposte nella Piazza Democrazia del Gabbro. Le fotografie seguenti mostrano lo stato attuale del Mulino di Cima (2015).