I fossili - Parco Culturale di Camaiano

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Fossili
La storia geologica dell’Appennino settentrionale registra una tappa assai importante nel Miocene superiore (7 – 5 M.A.).  Le fasi compressive orogenetiche lasciano il posto ad una generalizzata distensione che porta alla formazione di fosse tettoniche ed all’apertura di bacini sedimentari subsidenti circondati da rilievi emersi.
Nella nostra zona alla base dei sedimenti neogenici si trova la formazione del Calcare di Rosignano che si è deposto nel Messiniano inferiore (7 M.A.) in un ambiente marino di scogliera.  Si suddivide in due membri.
Il membro dei Calcari dell’Acquabona rappresenta una scogliera corallina continua nella quale sono presenti resti fossili di Porites, alghe rosse, molluschi, briozoi ed altri organismi marini. La società belga Solvay, quando costruì agli inizi del 1900 il proprio stabilimento, necessitava di due materie prime per l’omonimo processo di produzione di soda e bicarbonato di sodio: calcare e sale. Il sale fu reperito a Saline di Volterra ed il calcare dalle cave dell’Acquabona.
Il membro dei Calcari di Castelnuovo rappresenta invece i resti di scogliere isolate (“patch reef”) con passaggi a sedimenti di natura terrigena come sabbie ed arenarie. Anche in questa roccia si trovano resti fossili di coralli Porites, alghe rosse ed altri organismi marini, con suggestive esposizioni nelle pareti rocciose poste immediatamente sotto l’abitato di Castelnuovo della Misericordia.
Le colonie di coralli Porites si rinvengono spesso ancora in posizione di vita e con la tipica morfologia a bastone nodoso verticale con delicate ramificazioni; meno frequenti le colonie laminari con forma a disco e linee concentriche di crescita.
Un elemento geologico di assoluto rilievo della nostra zona è costituito dalla presenza di una particolare roccia silicea, il Tripoli di Paltratico, costituito in prevalenza da resti fossili di organismi unicellulari a scheletro siliceo, le Diatomee.
Questa formazione geologica si presenta sotto forma di una fittissima alternanza di sottili livelli bianchi e grigio – marroni con laminazione piano parallela spesso incurvata per fenomeni di carico specialmente dove sono presenti livelletti di arenarie marroni.
I livelli più chiari sono formati dai resti di organismi a scheletro siliceo, prevalentemente Diatomee, mentre i livelli più scuri sono costituiti da sedimenti terrigeni a grana fine come limi e sabbie.
Rappresenta l’unico affioramento di questa roccia in Toscana. Ma l’importanza e la notorietà di cui gode è dovuta al fatto che un suo affioramento presso Gabbro è una fonte inesauribile di fossili, raccolti e studiati già nell’800 da Capellini e De Bosniaski.
I fossili di questo giacimento, spesso perfettamente conservati, arricchiscono le collezioni di musei italiani e stranieri. Si tratta di pesci, di foglie e semi di piante varie, di insetti e larve di insetti, di piume di uccello.
L’insieme delle caratteristiche litologiche e sedimentologiche e le specie fossili rinvenute suggeriscono un ambiente di deposizione marino con profondità di 40 – 50 m e salinità 2,7 – 3,8 %, prossimo alla riva di costa (abbondante presenza di foglie di alberi), con fondale tranquillo e scarsamente ossigenato. In quel periodo i Monti Livornesi non si presentavano come adesso: le cime più alte formavano delle isole circondate dal mare.
Un giacimento analogo si trova in una roccia simile, le marne fogliettate presso la località Pane e Vino, di età Messiniano superiore e di ambiente di sedimentazione di natura lagunare.

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