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La vegetazione serpentinicola di Monte Carvoli

Monte Carvoli (352 m s.l.m.), al pari di Monte Pelato (fra Castiglioncello e Castelnuovo della Misericordia) e Poggio Pelato (al Gabbro), deve il proprio nome alla modesta copertura vegetale, costituita da radure a gariga e macchia mediterranea di tipo basso, che ne riveste le pendici.
Queste forme di vegetazione non riescono ad evolvere verso fitocenosi più complesse a causa della modesta profondità del terreno, facilmente eroso dalle acque superficiali che scorrono su versanti a forte pendenza. Si creano così le condizioni per lo sviluppo di una flora particolare, adatta a vivere sul tipo di roccia di cui è costituito Monte Carvoli: la serpentinite. È questa una roccia verde, detta anche ofiolite (dal greco ophis = serpente) per il suo colore che la fa assomigliare a quello della pelle dei serpenti. I substrati ofiolitici, ai quali appartengono oltre alla serpentinite anche i gabbri e i basalti, costituiscono per le piante una barriera ecologica i cui caratteri chimico-fisici finiscono per selezionare le diverse specie vegetali per i seguenti motivi:  
  • sono substrati generalmente aridi; si tratta infatti di rocce poco alterabili, che generano terreni di spessore ridotto, ricchi di scheletro e con modesta capacità idrica;
  • il microclima presenta forti escursioni termiche dovute al colore scuro delle rocce che favorisce riscaldamenti notevoli in prossimità del suolo;
  • nei terreni derivati da queste rocce vi è carenza di elementi nutritivi (calcio e zolfo, spesso fosforo e potassio), un alto contenuto di ferro e magnesio e quantitativi elevati di elementi tossici per le piante (nichel, cromo, cobalto e boro).
Le entità floristiche strettamente legate a questo tipo di substrati sono dette “serpentinofite” e si caratterizzano per aver subito modificazioni morfologiche e fisiologiche.  Sono esempi di adattamenti morfologici: la stenofillia (riduzione della larghezza delle foglie), la glabrescenza (mancanza di peli), il nanismo (arresto della crescita), il plagiotropismo (tendenza a produrre fusti aderenti al suolo), lo sviluppo notevole dell'apparato radicale in rapporto alle parti aeree.
Fra le “serpentinofite” presenti a Monte Carvoli vi sono specie endemiche ad areale quasi esclusivamente toscano: l'Alisso del Bertoloni (Alyssum bertolonii); lo Spillone del serpentino (Armeria denticulata); il Fiordaliso tirrenico di Caruel (Centaurea paniculata maremmana); la Stregona gialla dei serpentini (Stachys recta serpentini); l'Euforbia prostrata di Nizza (Euphorbia nicaeensis prostrata); il Timo delle ofioliti (Thymus acicularis ophioliticus).
È inoltre presente la rara Bivonea del Savi (Ionopsidium savianum).
Le fioriture cominciano in febbraio/marzo e si protraggono fino a giugno/luglio, toccando il culmine fra aprile e maggio.
 
Intorno al rilievo di Monte Carvoli si distendono dolci colline il cui substrato è costituito in prevalenza da argilloscisti e calcari silicei “Palombini”. Nelle garighe rade che ospitano cotiche erbose è facile imbattersi in lembi di prato con bulbose, tra cui le Liliaceae e le Orchideaceae che in primavera danno luogo a stupende fioriture.  
 Le Orchidee selvatiche sono piante in pericolo e per alcune specie vi è minaccia d’estinzione (anche a causa della crescente popolazione di Cinghiali che ne mangiano i bulbi). L’intera famiglia delle Orchideaceae è protetta.

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